L’ironia è macabra perché si tratta di persone in carne ed ossa, che hanno commesso dei reati per i quali la pena da scontare dovrebbe essere la detenzione. Dovrebbe perché, nell’attuale stato di sovraffollamento, la pena diventa non avere più alcun tipo di spazio fisico, psicologico ed emotivo per trasformare gli anni in carcere in un tempo finalizzato alla riabilitazione, diventa altresì un percorso che dalla depressione, troppo spesso, porta diritta al suicidio. 

Ma il Ministro Nordio si consola con un numero che nel 2025 è sotto la media del triennio, come se il suicidio di una sola persona affidata allo Stato non sia di per sé il fallimento di un intero sistema.

Il punto sullo stato delle carceri italiane, lo leggiamo su:

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Foto di Matthew Ansley su Unsplash